mercoledì 15 settembre 2010

Etilometro: allarmismo, proibizionismo o semplice business?


"Orgoglio d’un uomo è bere e capire sempre quel che si faccia, non solo bevendo"“ cosi sosteneva ,giustamente, Gianni Brera in tempi non ancora sospetti. Si perchè allora di etilometri grazie a Dio non se ne parlava ancora o almeno non si parlava di una drastica riduzione dei consumi del vino con l'allarmismo di oggi. Di vino: come fonte di vita, di cultura , di presidio del territorio, ma anche e giustamente di conoscenza del bere per comprenderne meglio le ragioni dei divieti, di questo e di altro ancora si è parlato nel corso del convegno- dibattito, dal titolo "Vino più conoscenza meno divieti" promosso dal presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi) Costantino Charrère e tenutosi lo scorso 15 settembre al Palazzo delle Stelline di Milano con la moderazione del condirettore di Panorama Economy Giovanni Iozzia.
Ad intervenire sull'argomento oltre allo stesso Iozza e a Costantino Charrère, Giampaolo Pioli, Presidente dell'Associazione Nazionale Città del Vino, Giancarlo trentini, Presidente dell'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcool, Stefano Raimondi, respnsabile Linea Vini Ice Roma e Stefano Ciatti, Presidente dell'Associazione Vino e Salute. "La lotta agli abusi dell’alcol- ha esordito Iozza- ha coinvolto ,purtroppo, anche il settore del vino, che non ha saputo o forse, semplicemente, voluto distinguersi da quello degli altri alcolici".
"Il consumo di vino, a seguito dell’introduzione dell’etilometro nel Codice della strada, ha , infatti,profondamente, modificato (al ribasso) le abitudini di consumo,-ha dichiarato con un certo allarmismo Charrère, aggiungendo che "un cliente su tre non beve più al ristorante". Sui controlli con gli etilometri esiste, peraltro, una certa confusione e una buona dose di esasperazione con riflessi psicologici sui comportamenti dei consumatori hanno riferito ,concordemnte, gli altri relatori.
E', scientificamente, comprovato che l'etilometro a fiato (usato dalle Forze dell'Ordine in Italia) è inaffidabile e, oltrettutto, non è in grado di attestare "realmente" le capacità di guida o lo stato di lucidità del conducente.
Lo conferma anche l’esperto pneumologo Michael P. Hlastala dell’Università di Washington -che ,intervistato in videoconferenza, sostiene che l'etilometro si basa ,essenzialmente, sull’assunto che la concentrazione di alcol presente nell’ultima porzione di aria espirata sia pari a quella presente negli alveoli polmonari.
Il che non è in quanto è, ormai, assodato che la concentrazione di alcol nell’alito dipende dalla quantità d’aria inspirata prima dell’esecuzione del test nonché dalla quantità d’aria espirata all’interno dell’apparecchio e quindi non essendo tali fattori sottoposti ad alcun tipo di controllo, porta alla conseguenza che il margine di errore risulta essere macroscopico. Tanto più che molti incidenti stradali del sabato sera fra i giovani non sono, comunque, causati dal consumo eccessivo di vino, ma da un miscuglio di sostanze alcoliche di dubbia provenienza. Purtroppo i giovani bevono di tutto, ma raramente il vino!
"Occorre pertanto rivedere, senza tante storie, il rapporto dei giovani con l'alcol" riferisce ,senza mezzi termini, Giancarlo Trentini "fornendo loro un'adeguata educazione mediatica senza falsi allarmismi".
Per questo il presidente della Cevi (Confederation european winegrowers indipendent), Xavier de Volontat,purtroppo non presente al convegno per uno sciopero del trasporto aereo francese, ha annunciato il programma “Wine in moderation”, che mira a promuovere abitudini di consumo ragionevoli e a ridurre i danni legati a un consumo sconsiderato o eccessivo di alcol.
Per Stefano Ciatti, presidente dell’Associazione vino e salute, un bicchiere di vino a pasto previene le malattie cardiocircolatorie ed è basilare per ridurre l’invecchiamento cellulare e cutaneo.
Gianpaolo Pioli, presidente dell’associazione nazionale Città del vino e sindaco di Suvereto (Li), individua, sinteticamente, in tre punti l’impegno dell’associazione. Il valore assoluto del vino come messaggero dei territori e di cultura, un consumo moderato e consapevole, no al proibizionismo indifferenziato e sì all’educazione alimentare come del resto si fa, già e bene in molti paesi europei Francia compresa (dove il consumo di vino non è sceso come da noi).
Una conferenza di riflessione, dunque e a difesa della cultura del bere consapevole, quella che la Fivi ha organizzato lo scorso mercoledi, per sensibilizzare sul rapporto fra il vino (alimento positivo portatore di tradizione, cultura e legame stretto con il cibo e il territorio) e l’attuale forte campagna di informazione , a volte anche sbagliata, sull’assunzione di alcol.
Gianni Longhini

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